L’UNICEF lancia l’allarme BAMBINI e cambiamenti climatici. L’UNICEF si prepara a sostenere le ragioni dei più poveri e vulnerabili

[IlMeteo] I fenomeni meteorologici estremi minacciano il futuro dei bambini. È l’Unicef a lanciare l’allarme sui mali causati dai cambiamenti climatici.

Molti bambini si trovano già a dover fronteggiare cicloni, inondazioni e temperature estreme, che incidono sulle loro possibilità di sopravvivenza e sul loro benessere. Alcune delle malattie letali per i bambini sono molto sensibili ai cambiamenti climatici: l’aumento delle temperature è infatti direttamente proporzionale a quello dei tassi di malnutrizione, colera, diarrea, febbre e malaria.

Il caldo estremo inoltre, aumenta il fabbisogno di acqua potabile proprio quando, a causa dell’evaporazione, essa diventa più rara. Poi ci sono le inondazioni, che oltre ai danni immediati, compromettono l’approvvigionamento di acqua potabile aumentando i rischi di epidemie. Infine la siccità, che ha un impatto più forte sulle fasce più povere della popolazione.

La mancanza di nutrimento e acqua possono causare migrazioni e problemi sociali di cui i bambini diventano le prime vittime.

L’UNICEF, come si legge in una nota sul sito ufficiale “si prepara a sostenere con determinazione le ragioni dei più poveri e vulnerabili, soprattutto le donne e i bambini, che risentono fortemente dei cambiamenti meteorologici e dei disastri ambientali.”

Ecco alcuni dati che l’UNICEF ha evidenziato per aiutare a comprendere l’enorme impatto dei mutamenti climatici sull’infanzia:
•Il cambiamento climatico farà aumentare il numero di bambini colpiti da catastrofi ambientali, da circa 66,5 milioni l’anno (1990) a ben 175 milioni l’anno (stima per il prossimo decennio).
•Metà dei casi di malnutrizione registrati globalmente sono collegati a fattori ambientali come l’inquinamento, la siccità e la scarsità dell’acqua, perpetuando un circolo vizioso di impoverimento e di danni ecologici.
•Il numero di casi di diarrea acuta (tra le prime cause di mortalità infantile) aumenterà tra il 2% e il 5% entro il 2020 nei Paesi con reddito pro capite inferiore a 60.000 dollari annui. In alcune zone dell’Africa, i casi di diarrea potrebbero aumentare addirittura del 10%
•Circa 1,2 miliardi di persone, ovvero un quinto della popolazione mondiale, vivono in aree in cuil’acqua è scarsa, mentre 500 milioni si stanno avvicinando a questa situazione
•Entro il 2030 quasi la metà della popolazione mondiale vivrà in zone ad alto stress idrico, tra i 75 e i 250 milioni di persone nella sola Africa. Inoltre, la scarsità d’acqua in alcune zone aride e semi aride costringerà ad abbandonare le proprie terre fino a 700 milioni di persone.

Stando alle proiezioni dell’Agenzia nazionale per le nuove energie, il cambiamento climatico in atto potrebbe avere delle serie ripercussioni anche sul nostro Paese.
Per conformazione geologica l’Italia è più vulnerabile rispetto ad altri paesi europei e l’innalzamento dei mari potrebbe sommergere alcune aree costiere.
Sullo Stivale le temperature sono aumentate di 1,4°C negli ultimi cinquant’anni; secondo le stime, nell’arco del prossimo secolo, la temperatura nel bacino del Mediterraneo crescerà di altri 2°C/4°C con effetti ecologici devastanti tra cui l’aumento del rischio di incendi e il cambiamento di distribuzione delle specie animali e vegetali.
Le regioni più in pericolo sono quelle meridionali, dove il clima è sempre più simile a quello del vicino Nordafrica: estati e inverni aridi e secchi.
Inevitabilmente questo causa carenza d’acqua e conseguente inaridimento del suolo.
La nostra penisola, così come Spagna, Grecia e Turchia, dovrà affrontare forti alluvioni, periodi di siccità, incendi, ondate di calore.

Autore dell'articolo: Meteosortino